10 febbraio 2025, Giorno del Ricordo
La legge 30 marzo 2004, n. 92 istituisce il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale durante la Seconda guerra mondiale. Oggi, in piazza Vittime delle Foibe a Borgo San Dalmazzo, alla presenza dell'assessora alla Cultura della città, Michela Galvagno, dell’assessore regionale Paolo Bongioanni, al Capitano della Guardia di Finanza, Flavio Giammarini, al Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, Luca Rossi, ai rappresentanti del Comitato 10 febbraio guidati dal presidente provinciale e regionale Denis Scotti, e ai rappresentanti della società civile borgarina, si è svolta la celebrazione istituzionale condotta dalla sindaca, Roberta Robbione.
Pubblichiamo a seguire l’intervento ufficiale.
Buongiorno a tutte e tutti,
grazie per essere qui oggi, grazie alle autorità militari, civili e religiose, alle associazioni combattenti e d’armi, alle cittadine e ai cittadini.
Da 25 anni Borgo San Dalmazzo allena la propria Memoria di comunità sul periodo della Seconda guerra mondiale, la lotta partigiana, la Shoah. Un esercizio che oggi è quotidiano, grazie al lavoro del percorso multimediale storico-didattico MEMO4345 nel dare voce al Memoriale della Deportazione.
Proprio questo esercizio alla Memoria ci spinge oggi a voler mettere a fuoco, nel Giorno del Ricordo, un’altra memoria, che solo all’apparenza può sembrare lontana dai nostri territori: la memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale durante la Seconda guerra mondiale.
Ricordiamo oggi, secondo i dati accreditati dagli storici, tra i 6.000 e gli 8000 italiani infoibati, la cui colpa, nell’Europa esasperata dai nazionalismi e dalle contrapposizioni ideologiche, era quella appunto di essere italiani (la stessa sorte toccherà a più di 100.000 sloveni e croati, considerati nemici dell’emergente egemonia dettata dal Maresciallo Tito). Ai massacri delle foibe, animati dal desiderio di vendetta dopo le violenze nazifasciste, seguì l'esodo giuliano-dalmata: circa 300.000 cittadini di etnia e di lingua italiana furono costretti alla fuga; con la fine della Seconda guerra mondiale si dissolse così una società composta fin lì da croati, sloveni e appunto italiani. I profughi vennero distribuiti in 109 campi sul territorio nazionale e dimenticati per mera opportunità politica.
Oggi noi non possiamo dimenticare. Non possiamo dimenticare sulla base di alcune convinzioni:
- la Memoria è un dovere morale e civile. Siamo consci del ruolo determinante che solennità civili e giornate celebrative nazionali e internazionali assumono nel comporre, come ricordato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «l’identità della nostra Nazione da cui non si può prescindere per il futuro»;
- si tratta di un dovere morale e civile condannare ogni negazionismo, riduzionismo e giustificazionismo e al contempo si tratta di un dovere morale e civile raccontare, custodire e tramandare il ricordo di fatti e avvenimenti storici determinanti per i valori democratici sanciti dalla nostra Costituzione.
Queste convinzioni ci permettono di dire che la Memoria, questo genere di memoria, non può oggi dividere in alcun modo: non può dividere il ricordo dei tragici effetti del nazionalismo etnico, ovunque si manifesti, il ricordo di esuli e profughi di ogni guerra, il ricordo di diritti calpestati e negati, di violenze bestiali che la guerra non risparmia mai alla popolazione civile.
Questa memoria ci richiama, sia a livello individuale che collettivo, ai rischi del nostro presente: il più pericoloso è rappresentato dall’indifferenza che genera rimozione e oblio. Solo accettando le responsabilità che la Memoria porta con sé possiamo spezzare le catene dell’odio e rilanciare, una volta ancora, una volta in più, i principi di umanità, di giustizia e di democrazia per una vera pace tra i popoli.
«Quelle vicende - ci ricorda il nostro Presidente della Repubblica - costituiscono una tragedia, che non può essere dimentica. Non si cancellano pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione. L’istituzione del Giorno del Ricordo ha avuto il merito di riconnettere la memoria collettiva a quel periodo e a quelle sofferenze, dopo anni di rimozione. Ha reso verità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari. Tutto questo è stato importante, doveroso, giusto. Ma non è sufficiente».
A noi oggi il compito di continuare a fare memoria e di lavorare per la pace su percorsi di verità e di libertà certamente da tutti condivisi.
Ci sentiamo di denunciare fortemente le scritte oltraggiose che sono state fatte nei giorni scorsi presso la foiba di Basovizza; i luoghi di Memoria, per la loro storia di sofferenza di tante donne e uomini, meritano rispetto.
Non possiamo certamente cambiare il passato, ma dobbiamo lavorare per un presente e un futuro che profumi di democrazia e di rispetto dei diritti.
Grazie per l’attenzione. Osserviamo ora un minuto di silenzio.
Roberta Robbione, Sindaca di Borgo San Dalmazzo