Torre Civica

Antica "torre-porta" eretta a difesa del reductum castellarium,è costruita in pietra e mattoni. All'inizio del secolo XIX venne dotata di un portico che ospitò per breve periodo la sede comunale.
L’orologio è del 1837, le due campane sono il risultato della la fusione delle tre precedenti.
Il monumento è stato oggetto di restauro terminato nell'agosto del 2001.

Chiesa Parrocchiale di San Dalmazzo

Secondo la tradizione, dopo il martirio di San Dalmazzo (5 dicembre 254), sul sepolcro del Santo e dei suoi compagni, venne eretta una chiesa sepolcrale, "la memoria", venerata con grande devozione dalle popolazioni vicine.
Tra il 450 e il 480, San Valeriano, originario probabilmente di Pedona, divenne vescovo di Cimiez (Nizza), e fece costruire un' "aula basilicale" (che da allora prese il suo nome) che inglobava la "cella memoriae" , incrementando cosi maggiormente il culto per San Dalmazzo e i suoi compagni.
Nel VII secolo, sotto il regno dei Longobardi, si ebbe un ampliamento dell'aula Valeriana e una risistemazione della "cripta", che presenta tutt'oggi elementi architettonici tipici longobardi, alcuni dei quali conservati nel museo di Cuneo.
La vita monastica fiori con l'ordine benedettino che organizzò a Pedona una grande Abbazia.
Dopo un periodo di devastazione dovuto alle invasioni dei saraceni (sec. X), i monaci benedettini ricostruirono l'Abbazia, su una grande pianta di cinque navate.
La struttura della chiesa attuale è quella romanica del secolo XI, che è possibile ritrovare in larga parte intatta come dimostra la facciata tornata alla luce nel 1982. Le aggiunte delle varie epoche, sono evidenti all'interno. Attualmente è in corso un importante progetto di restauro e recupero.
La chiesa, quale culla del cristianesimo nella zona Sud Piemonte e Alpi Marittime, è importante da visitare sia dal punto di vista architettonico che storico-artistico.
Sono possibili visite guidate contattando telefonicamente la Parroccha di San Dalmazzo (0171-266133).

Santuario di Monserrato

Risalente al XVII secolo, è un monumento Mariano dedicato alla Madonna Nera di Monserrato (Compatrona della Città). Sull'omonima collina, alla quale si accede tramite un percorso immerso nel verde, si contano i tredici piloni della Via Crucis. Dal Santuario si domina la vasta pianura cuneese, giungendo a scorgere sia le vette alpine che cingono il Piemonte meridionale quanto la dorsale delle Langhe.

Il Memoriale della Deportazione

Il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria di Borgo San Dalmazzo 329 persone, uomini, donne, bambini, che, fatti salire sui vagoni merci, furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi.
Erano ebrei stranieri, in fuga dalla Francia, rinchiusi da due mesi nel campo di concentramento allestito poco lontano.
Il 15 febbraio 1944, altri 26 ebrei furono deportati da questa stazione, diretti a Fossoli di Carpi, da dove sarebbero poi stati inviati ad Auschwitz o Buchenwald.
Soltanto due di loro sopravvissero.

I nomi di queste persone stanno, tutti in fila come allora, sul piazzale che li vide partire per l’ultimo viaggio dopo anni di persecuzioni, violenze, umiliazioni. Il nome di chi è tornato è in piedi, a testimoniare la forza di interpellare i passanti ed i visitatori con una testimonianza vivente. I nomi sono accostati tra loro secondo i legami familiari, perché fu così che partirono sui vagoni, stretti l’uno all’altro nel tentativo di rassicurarsi al momento di affrontare ancora una volta l’ignoto. Ogni nome è una rete di legami che è stata lacerata.

Il memoriale è costituito da una piastra in cemento armato, un’ipotetica banchina di servizio ai vagoni merci acquisiti dal Comune in memoria della deportazione qui avvenuta. Circondata da massi di varia dimensione, la piastra sostiene le venti sagome in piedi rappresentanti i sopravvissuti e le trecentotrentacinque lastre fissate a terra riportanti il nome di ogni deportato che non ha fatto ritorno dai campi di sterminio. Di ogni persona vengono riportati i seguenti dati: nome, cognome, età iscritta nel registro all’entrata nel campo di concentramento di Borgo, la nazionalità di origine (indicata con una sigla).

Inoltre ogni gruppo famigliare viene separato da quello successivo mediante una lastra di metallo non incisa in modo da poter rintracciare rapidamente i rapporti di parentela.
Tutte le scritte sono realizzate in acciaio corten che col tempo, in seguito alla sua ossidazione naturale, tenderanno ad assumere lo stesso colore dei vagoni. Il memoriale viene illuminato mediante faretti posizionati alla base di ognuno dei sopravvissuti mentre l’area viene sottolineata con una serie di luci nascoste che circondano l’intero basamento dando l’illusione che sia leggermente sollevato rispetto al piano del piazzale. I vagoni sono illuminati dal basso con delle luci a raso che ne enfatizzano la presenza.
Tutti i vagoni sono accessibili mentre solamente uno è dotato di rampa di accesso per persone con ridotta capacità motoria. All’ingresso del memoriale è stata posizionata una palina introduttiva ed esplicativa di commento all’installazione.

MEMO4345 (ex-Chiesa di Sant'Anna)

All’interno dell’ex chiesa di Sant’Anna, recentemente restaurata, è stato allestito MEMO4345, percorso multimediale storico e didattico dove i visitatori, guidati alla conoscenza e alla riflessione sugli elementi essenziali della Shoah in Europa, potranno approfondire la storia dei 357 ebrei (334 stranieri, 23 italiani) deportati ad Auschwitz dal campo di concentramento attivo in città tra il settembre 1943 e il febbraio 1944. L’ex chiesa di Sant’Anna si trova a lato del Memoriale della Deportazione, a pochi passi dalla stazione ferroviaria dalla quale partirono i convogli verso i campi di sterminio nazisti. 


Info e orari di visita su www.memo4345.it

Il Trionfo della morte

Monumento marmoreo funerario collocato nel cimitero cittadino, realizzato da Leonardo Bistolfi nel 1895 e dedicato alla memoria dell'ingegnere Sebastiano Grandis.

La Via Crucis di Monserrato

Il percorso è costituito da tredici piloni, di cui uno bifacciale, eretti lungo il versante nord della collina che sovrasta la città.
Gli attuali piloni, restaurati nel 2007, sostituirono intorno alla fine dell’ottocento le originarie edicole in legno risalenti alla prima metà del XVII secolo, epoca di costruzione del Santuario di Monserrato, ed assunsero l’aspetto attuale tra il 1939 ed il 1940 ad opera dello scultore marmista Pizzato di Torino e dello scultore Baudino di Cuneo.

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